Ritratto di Edi Tonon gerontolescente e altri racconti

4,99 

Ebook


Categorie: ,
Tag:
Numero di pagine:
Note sull'autore

Descrizione

Com’è che a tre giorni dal matrimonio vuoi dormire – morire? – sotto la coltre spessa della neve? (Neve) Da dove nasce questa spinta stramba a passare due tre volte col rosso davanti al vigile all’incrocio? (Piedi bolliti) E questo trascorrere i pomeriggi a guardarti una vecchia cartolina nel tuo bilocale al sesto piano? (Toast ben fatto

Sono i protagonisti stessi a interrogarsi, giovani e anziani: il loro mood è la malinconia, ma la tristezza non li ha induriti, è rimasta la possibilità di un varco, non è stata cancellata del tutto la memoria. 

Cade allora lo scarto, il soprassalto, lo stacco, l’impulso non spento in cui riposa il senso stesso dei racconti. Edi Tonon attraversa per esempio la vecchiaia come fosse un territorio inesplorato, restituendoci tutta l’amarezza e la drammaticità, ma anche le gioie e le scoperte che la nuova condizione di «azzoppato» (dall’età e dal disincanto) gli portano in dote. Ne nasce una sorta di “diario in pubblico” dai toni tragicomici, dove il «gerontolescente» del titolo è un irco-cervo fra l’adolescente e il convalescente, un estroso flâneur che si apre alla conoscenza della vecchiaia come condizione capace di «fargli vedere», e dunque di «guarirlo», dall’inganno dei falsi miti dell’esistenza attiva. 

Il ribaltamento di prospettiva che ne consegue investe anche il linguaggio. In Declassamento, l’ombroso e ruvido disabile trova un suo interlocutore e allora parte e racconta di come si era quasi innamorato di una vicina somala, perduta la quale ha visto la madonna. Il ragazzo di Kakà, inerme, mutilato nelle sue pulsioni, alla fine dà di matto e spacca il guscio. 

Per chiudere coi protagonisti di Vecchi: una comune di anziani che vive all’insegna di una paradossale libertà di costumi, in un crescendo anche linguistico esplosivo, che ricorda un Altri libertini dell’età estrema… 

Citazione dal testo

Incassata una prolungata vacanza in seguito a un accidente che lo ha «bastonato inopinatamente», Edi Tonon insegnante in età matura formatosi «quando c’era il comunismo» nel «predopomuro» si muove, fisicamente e metaforicamente «zoppo», tra prima e seconda casa in una riposta borgata di montagna dove, adesso che «c’ha un bel po’ di tempo», che «si sente un poco nel deserto», che è «preso un poco da sgomento», indulge a guardarsi nello specchio e si scopre geneticamente modificato, vale a dire «tutto postmoderno narcisista», nonché «to’! di punto in bianco vecchio»: quanto basta per concepire l’idea (che invece «quando c’era il Comunismo mica stavo a prendere nota, a scrivere parole») di mettersi su carta per riscattarsi così dal prolungato anonimato e marciare coi tempi («che sei parte ormai della stupidità della postmoderna umanità, ché lei dilaga parla si esibisce»). Dà il via così Edi Tonon – sedotto dallo spettacolino della propria vita quotidiana e della propria banalità esistenziale e dal suo essere un bel niente guardato e visto da se stesso come un bel niente – a un suo domestico provinciale estemporaneo mite reality monologante in forma di «romanzetto veloce che si legge», «estroso», ora «ansioso» ora «festoso», ora «quereloso», che ci tiene ad esser «decoroso» e «dignitoso», che è «tanto montagnoso e boscoso ed è pure pratoso», che vorrebbe essere «flessuoso» e pure «saporoso» e magari addirittura «vigoroso» ed è pure «amoroso».

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Solamente clienti che hanno effettuato l'accesso ed hanno acquistato questo prodotto possono lasciare una recensione.