Verità e libertà

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Note sull'autore

Descrizione

La collana “Differenze” diretta da Gianni Vattimo e Santiago Zabala giunge al terzo appuntamento con un volume, il primo pubblicato in Italia dopo la recente scomparsa di Richard Rorty, che costituisce a tutti gli effetti il «testamento spirituale» di uno dei principali filosofi americani.

Richard Rorty è uno dei più importanti e autorevoli filosofi americani contemporanei. Noto per i tentativi di gettare un ponte fra la tradizione filosofica europea e americana, ha abbandonato lo studio della filosofia analitica per approdare ad una prospettiva radicalmente postfilosofica, caratterizzata da un recupero della tradizione pragmatista americana (Dewey, James) e da un confronto creativo con l’heideggerismo, l’ermeneutica e il decostruzionismo, accentuando così i suoi interessi letterari e confrontandosi con scrittori come Proust, Nabokov e Orwell.
Questa raccolta d’interviste con Richard Rorty copre un periodo di circa vent’anni. In generale ognuna è legata alla pubblicazione di uno dei suoi libri, ma alcune sono anche motivate dal particolare momento o evento politico che si è pensato meritasse il commento unico di Rorty.
Benché si riferiscano a un periodo di tempo piuttosto ampio e in questo periodo della sua vita di filosofo Rorty fu intensamente prolifico come pensatore e scrittore, le interviste si presentano ben mirate. Ci mostrano una delle proposizioni centrali del suo pensiero: che la ricerca in privato della sublimità deve essere indipendente dalla ricerca della solidarietà pubblica.
Rorty si è mantenuto coerente nella sua visione politica, circa il ruolo della filosofia nella politica e il ruolo della politica nella società americana. La sua idea di sinistra è stata abbastanza costante per tutto l’arco della sua vita.
Altra cosa patente in queste interviste è che il liberalismo borghese postmoderno di Rorty e la sua politica postfilosofica non sono motivati né da uno spirito conservatore, né da uno spirito anarchico. Né sono le sue vedute frivole o relativistiche. Piuttosto, è chiaro che il lavoro di Rorty è motivato dalla speranza e dall’utopia di una giustizia sociale.
C’è una dimensione eroica nello storicismo nominalista di Rorty. Vuole rimanere aggrappato alla speranza di una trasformazione sociale, che avvenga però senza alibi storici né religiosi a garantire il suo successo e la sua conservazione.

«Richard Rorty è senza dubbio il più importante filosofo americano dalla morte di John Dewey nel 1952 e manterrà tale posizione a lungo. Questa raccolta di interviste è utile per conoscere meglio il lavoro dell’autore di La filosofia e lo specchio della natura (1979) in cui sostiene che la filosofia scientifica sia giunta al suo termine. Benché si possa leggere questo testo come una semplice collezione delle risposte di Rorty a varie questioni in ambito filosofico, politico e culturale, è meglio leggerlo come una serie di linee guida. In altre parole le risposte di Rorty hanno lo scopo di portare il lettore al di là del semplice schema domanda-risposta, quindi indicando la forma che la filosofia potrebbe assumere dopo la cosiddetta fine del fondazionalismo o della metafisica.» Dalla prefazione di Gianni Vattimo e Santiago Zabala al volume.

Con introduzione e a cura di Eduardo Mendieta.

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