Con il nome di mio figlio. Dialoghi con Haidi Giuliani

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Note sull'autore

Descrizione


In questo dialogo con Marco Rovelli, Haidi Giuliani racconta il suo percorso pubblico cominciato all’indomani del 20 luglio 2001, quando suo figlio Carlo venne ucciso a Genova, in piazza Alimonda, durante le contestazioni al G8.

Il ricordo della sua vita precedente di maestra trapassa nel presente di un’altra vita, quella iniziata appunto dopo il 20 luglio, dopo «lo sprofondo», dopo un tempo scardinato e imploso. In questa sua nuova vita Haidi attraversa molti luoghi, dai Social Forum ai centri sociali, e molte situazioni, come i mass media, gli stessi che hanno offerto un’immagine distorta di quegli eventi così decisivi nella sua vita.

Haidi Giuliani racconta la compenetrazione tra privato e pubblico che ha segnato la sua seconda vita, una vita nel nome del figlio, col suo nome.

«Sono nata nella primavera del ’44 in un paesino del Veneto, tra un bombardamento e l’altro, ultima di quattro figli. Cittadina del mondo, sono cresciuta, poco, a Milano. Sono stata maestra elementare per passione. Dopo trentacinque anni sono andata in pensione, per tristezza. Da otto anni giro il mondo in cerca di parole di giustizia. Non solo per mio figlio, ma con il suo nome.» (Haidi Giuliani)

Gli Autori della presente pubblicazione hanno deciso di devolvere integralmente le royalties al Comitato Piazza Carlo Giuliani o.n.l.u.s.

Scheda di approfondimento

A cura di Transeuropa, il libro è stato presentato da Haidi Giuliani e Marco Rovelli in prima nazionale alla Fiera del Libro di Torino domenica 17 alle 18.30 presso la Sala Autori B.

«Non ho avuto una vita facile, di dolori ne ho incontrati tanti. Ma si trattava, sempre, di cose che, per quanto dolorosissime, riesci come si dice a elaborare: mi poteva succedere qualsiasi cosa, ma mi consideravo comunque una persona fortunata e felice, perché avevo i miei figli. Perché i miei figli stavano bene, erano belli e sani, una aveva già trovato la sua strada, l’altro la stava cercando. E poi ne avevo un altro, era il figlio di mia sorella, e non c’è più neanche lui. Loro erano il mio futuro. Il 20 luglio si è fermato anche il mio futuro.
«D’un tratto ti trovi a brancolare, sì, perché prima di tutto non sei così sicura di voler continuare a vivere, e questa è la prima cosa contro cui devi lottare. Brancoli perché devi decidere se continuare a vivere o no. Poi devi decidere se chiuderti in un buco a leccarti le ferite o se devi fare qualcos’altro.
«E quando decidi di fare qualcos’altro vai a tentoni perché non sai che cos’altro devi fare, qual è la cosa giusta da fare. E allora provi a fare cose diverse.» 

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